PROBLEMI DEGLI ADOLESCENTI
L’adolescenza è quella fase del ciclo di vita (collocabile tra i 12 e i 18 anni) caratterizzata da una serie di modificazioni fisiche e psicologiche che segnano il passaggio dallo stato infantile a quello più tipico dell’adulto e che possono produrre una vera e propria “crisi esistenziale“. Questa crisi, di durata più o meno lunga, è stata definita da Blos (1967) un secondo processo di separazione-individuazione giacchè il distacco oggettuale è questa volta in rapporto agli stessi oggetti interiorizzati dell’infanzia e non più in rapporto all’oggetto fusionale materno.
Durante questa fase i cambiamenti sono notevoli e sconvolgenti : il corpo si trasforma, le pulsioni sessuali si risvegliano, il pensiero “concreto” lascia il posto al pensiero “ipotetico-deduttivo” che fa nascere nuovi interessi ma anche tanti dubbi e incertezze, si avverte il bisogno di differenziarsi dai genitori pur persistendo ancora il bisogno di dipendenza da essi e ci si pone domande su chi si è e chi si vuole essere.
Per questi e altri motivi, l’adolescente è portato a ricercare al di fuori della famiglia, nel gruppo dei pari, nuovi modelli di comportamento e punti di riferimento diversi ed è qui che può subentrare l’acquisizione di comportamenti nocivi per la salute quali il fumo, l’uso di sostanze stupefacenti (specie cannabis) o il consumo di alcool. Questi ed altri comportamenti trasgressivi rappresentano una sorta di lasciapassare per l’inserimento e l’accettazione nel gruppo e sono identificati dagli adolescenti come comportamenti tipici dell’età adulta che essi hanno fretta di raggiungere. In realtà questa precocità espone l’adolescente non solo a maggiori rischi per la salute ma anche limita il suo sviluppo psicologico generale a lungo termine e il suo benessere futuro.
Altre aree problematiche adolescenziali che rappresentano un campanello di allarme e che dovrebbero indurre a chiedere senza indugio l’aiuto dello psicoterapeuta sono :
- crisi di identità (“non so chi sono e cosa voglio dalla vita “)
- Disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, obesità)
- ansie, paure e attacchi di panico
- somatizzazioni (malessere fisico in assenza di causa organica)
- disagio rispetto al proprio corpo (“non mi piaccio “, “ ho il naso troppo grosso “, “ ho il seno troppo piccolo “ etc.)
- dubbi sulla propria sessualità (“temo di essere gay “, “ temo di essere lesbica “)
- disagio nelle relazioni con i coetanei ( “non riesco a farmi degli amici “, “gli altri non mi considerano “)
- problemi scolastici (“non mi importa della scuola “, “ i professori ce l’hanno con me“)
- pensieri e condotte di autolesionismo (“mi taglio volontariamente, mi drogo, mi ubriaco, ho pensato di uccidermi“)
- forte conflittualità con i genitori e comportamenti aggressivi.
Ritengo che nonostante la contestazione dei modelli genitoriali da parte degli adolescenti, la famiglia col suo sistema di valori, norme e affetti, continui ad esercitare una forte influenza diretta e indiretta su di loro anche quando essi non se ne rendono conto o non vogliono ammetterlo.
Non vi sono ricette standardizzate per una buona educazione dei figli ma credo che non bisogna mai trascurare poche cose essenziali :
- essere credibili e quindi non mentire mai quando si parla con loro;
- essere affidabili mostrando coerenza tra quello che si pensa e quello che si fa;
- usare, a seconda del momento e della situazione, l’alternanza di empatia e congruenza sapendo dare calore e affetto ma anche esigendo il rispetto delle principali regole, messe con buon senso dopo averne dato le spiegazioni ed averne possibilmente ottenuto la condivisione.
E’ facilmente comprensibile che per poter trasmettere ai figli una buona ed equilibrata educazione i genitori stessi devono averla anche essi ricevuta altrimenti il rischio è quello di perpetrare quella che definisco “catena di S. Antonio“ cioè la trasmissione intergenerazionale delle incompetenze emotivo-affettive.
Per questi motivi, il sostegno psicologico ai genitori può aiutarli a sanare eventuali loro problematiche di cui magari non sono consapevoli e contemporaneamente far fronte in modo autorevole, cioè non troppo rigido né troppo permissivo, ai cambiamenti che i figli in questa età stanno vivendo di modo che essi imparino ad apprezzare altri comportamenti alternativi che abbiano il ruolo simbolico della maturità ma che non siano pericolosi per il loro benessere fisico, psichico e sociale.
A seconda del caso, può poi essere utile una psicoterapia individuale con il solo adolescente oppure una psicoterapia di famiglia ; se il ragazzo/a non si rende disponibile, andrebbe salvata anche la possibilità di lavorare con i soli genitori per supportarli nelle loro funzione genitoriale in questa difficile fase della vita del figlio/a che spesso è contemporanea ad una loro stessa crisi della mezza età.